Come tutti gli organi, l’occhio è sottoposto all’invecchiamento e può andare incontro a diverse malattie tra cui le maculopatie sono patologie che interessano la macula (l’area centrale della retina deputata alla visione distinta, cioè alla visione dei particolari, alla lettura, ai colori). In particolare, la degenerazione maculare senile, chiamata anche maculopatia senile o maculopatia involutiva, è una malattia progressiva che costituisce la maggiore causa di cecità nei pazienti con più di 50 anni di età. Rappresenta un “invecchiamento eccessivo” della parte centrale della retina ed è quindi facilmente intuibile come questo tipo di patologia comporti un grande deficit visivo con forti ripercussioni nella vita di tutti i giorni e in quella di “relazione” (difficoltà a cucire, leggere, distinguere il viso di una persona, il numero dell’autobus, etc.).

Questa patologia è presente in circa il 10% della popolazione con età compresa tra i 65 e i 74 anni, e nel 27% al di sopra dei 75 anni. È dunque strettamente correlata all’età e con l’avanzare di questa aumenta il rischio di contrarre la malattia.

Maculopatia Senile forma e tipi

Sono stati classificati due principali tipi di degenerazione maculare senile: la  forma secca atrofica e la forma umida essudativa o neovascolare.

La forma secca è il tipo più comune di degenerazione maculare senile (80-90% dei casi): generalmente causa una moderata riduzione visiva ed è dovuta ad una lenta e progressiva perdita, o atrofia, della retina centrale (epitelio pigmentato fotorecettori).

Meno comune (10-20% dei casi) ma più grave (è responsabile del 90% dei casi di grave calo visivo per maculopatia) è invece la forma essudativa. Tale forma è associata allo sviluppo di nuovi vasi (angiogenesi), particolarmente deboli, che si rompono facilmente comportando la perdita di siero e di sangue o che, modificando il tessuto circostante, provocano fenomeni di cicatrizzazione e distruggono la macula. La visione diviene così distorta ed annebbiata fino ad una decisa riduzione della visione centrale. L’evoluzione è molto lenta nelle forme secche, più rapida nelle forme essudative.

Causa maculopatia senile

I motivi che determinano il deterioramento e la degenerazione del tessuto maculare non sono ancora noti. Sono stati individuati, comunque, numerosi fattori di rischio, tra cui fattori genetici, il fumo di sigaretta (ne aumenta di tre volte il rischio), l’ipertensione arteriosa. Inoltre, l’esposizione a luce solare intensa e prolungata (raggi UV), a causa della diminuzione della fascia di ozono, può aumentare il rischio di maculopatia e così pure una diminuzione del livello ematico di elementi a funzione antiossidante.

Sintomi maculopatia senile

sintomi principali della maculopatia senile sono la riduzione dell’acuità visiva centrale con permanenza di quella periferica; la distorsione delle immagini per cui, ad esempio, una riga non appare più dritta; l’alterazione della percezione dei colori che possono apparire sbiaditi o deboli; la presenza di un’area del campo visivo, vicino al punto di fissazione o comprendente il punto di fissazione stesso, in cui la visione non è distinta (scotoma).

Diagnosi maculopatia senile

Per fare diagnosi di maculopatia, è sufficiente quasi sempre un attento esame oftalmoscopico (esame del fondo oculare), soprattutto se il paziente riferisce i sintomi su menzionati.

Gli esami diagnostici fondamentali per lo studio della degenerazione maculare senile sono la fluorangiografia retinica (FAG), che consiste in un esame più dettagliato della retina dopo introduzione di mezzo di contrasto, e l’Spectral-OCT (Tomografia a Coerenza Ottica), esame rapido e non invasivo che permette di studiare in dettaglio l’anatomia della retina attraverso un laser ad infrarossi.

Terapia maculopatia senile

Le terapie oggi in uso e di provata efficacia sono la terapia intravitreale per tutte le forme di degenerazione maculare essudativa e la terapia fotodinamica (PDT) con Verteporfina (Visudyne, Novartis) per le neovascolarizzazioni subfoveali classiche o prevalentemente classiche.

La terapia fotodinamica con uso di verteporfina, più selettiva rispetto alla classica fotocoagulazione con Argon-laser, si basa sull’immissione in circolo di questa molecola che si và a legare selettivamente alla cellule della membrana neovascolare. La PDT può essere ripetuta in caso di recidiva.

maculopatia

iniezioni intravitreali

iniezione intravireale

Farmaci ad uso intravitreale

La nuova frontiera è oggi rappresentata dai farmaci ad uso intravitreale, molecole cioè che vengono iniettate dentro l’occhio e vanno ad agire direttamente sulla retina. I farmaci oggi in uso sono il Pegaptanib sodico (Macugen, Pfizer), il Ranibizumab (Lucentis, Novartis), il Triamcinolone acetonide (Kenacort, BMS – Triacort, Pharmatex Italia – Triamvirgi, Phisiofarma) ed il Bevacizumab (Avastin, Roche), ma nuove molecole sono oggi fonte di attento studio per prossime applicazioni. Questi farmaci vanno ad agire inibendo la neoangiogenesi (crescita di nuovi vasi sotto la macula nelle Maculopatie o sopra la retina nella Retinopatia Diabetica) e l’essudazione vasale con riduzione della componente edematosa ed emorragica.

Tale nuova ed efficace procedura viene effettuata in sala operatoria, in regime ambulatoriale, ed con anestesia topica (cioè in gocce); viene ripetuta ogni 2 mesi circa e presenta rarissimi effetti collaterali.

Anche se non vi sono allo stato attuale terapie mediche che abbiano scientificamente dimostrato la loro efficacia nel migliorare o prevenire l’insorgenza delle maculopatie, sono state dimostrate utili, comunque, sostanze ad azione antiossidante come le vitamine A ed E, zinco, rame e selenio, la luteina e la zeaxantina, l’acido alfa-lipoico, il coenzima Q10, che spesso rallentano l’evoluzione della malattia.

Il paziente deve essere informato che l’obiettivo della terapia non è di migliorare l’acuità visiva, ma di impedire un ulteriore peggioramento.

In alcuni casi può essere indicato anche l’intervento chirurgico che ha lo scopo di rimuovere le membrane neovascolari e le cicatrici in zona maculare.

Negli stadi terminali, quando non è possibile alcuna terapia ed il visus è molto ridotto bilateralmente, si possono prescrivere dei trattamenti di riabilitazione visiva, che si effettuano con dei nuovi stimolatori retinici, con lo scopo di insegnare al paziente ipovedente ad usare per la fissazione una zona retinica sana adiacente a quella malata.